mercoledì 27 febbraio 2008

Poesia

Risorgere

Salgo i mille gradini che mi separano dal tuo cielo,

oltre orizzonti di pietra che scheggiano il silenzio,

nella fuliggine dei ricordi e di desideri inappagati.

Migrerò in un pomeriggio nebbioso, al tuo cospetto

sulla via che inerpica al monte, in un sussulto di fede,

solo preghiera nell'amore irrefrenabile alla tua presenza.

Desterò queste mie membra, oltre la soglia della sofferenza,

verso destini incruenti, per gioire con te padre onnipotente,

nel calice dell'anima vi annegherò il mio pensiero per risorgere.

Adesso sembra che il tempo rallenti, minuti interminabili sibilano

nell'ovattato candore di distese soavi, di indistinguibili sagome,

oasi di pace, accordi luminosi di titaniche forze e sospiri eterni.

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sabato 9 febbraio 2008

Eternità e cosmo!

Quante volte il pensiero dell’eternità ha lasciato nei nostri cuori un vuoto, un mare di domande a cui non si è in grado di dare delle risposte oggettive e credibili? Cosa è l’eternità? Un concetto che sembra a tutti noi un’astrazione o un aspetto della nostra percezione irrealizzata e quantificabile, un dogma a cui nessuno dà spiegazioni. Posso cercare di spiegare, a livello personale e senza nessuna ambizione di convincere gli altri, questo enigmatico aspetto temporale che nella sua più precipua essenza offre illimitati orizzonti alla nostra immaginazione e al nostro intelletto. Il concetto di eterno può essere assimilato per ovvie ragioni a luoghi comuni, a metafore lessicali per indicare qualcosa che si ritiene “ sine die”, al tema cattolico di una vita eterna dopo la resurrezione, all’idea del cosmo come entità senza fine e capace di contenere forme di vita illimitate e differenziate in uno spazio temporale sconfinato. Certamente codesto principio riemerge continuamente, nel quotidiano rincorrersi di aspetti o similitudini adottate per sottolinearne l’espressività e la sublimità dell’eterno divenire; immagine che diventa pietra di paragone per identificare il limite stesso delle giornate o delle ore trascorse. L’Ipotesi della temporalità senza un epilogo finale è applicata con maggiore forza e persuasione al giudizio della realtà cosmica, in astronomia questo "modus operandi" è contestualizzato e visto in aspetti effettivi più dilatati comprendendo lo spazio e la durata di corpi celesti, talvolta le distanze tra i pianeti misurate in miliardi di anni luce. Tale ampiezza di osservazione impone a tutti noi un allargamento del pensiero, delle capacità cognitive e del concetto stesso di illimitata durata. Nella teoria supposta in precedenza, collegata a una miriade di applicazioni, sorge spontanea la domanda: l’uomo che ruolo ha in siffatta configurazione temporale? Potrà l’essere umano influenzare l’ incommensurabile e inalienabile ordine di un cosmo apparentemente senza limite? L’Eternità può essere spiegata da una creatura come l’uomo che ha già un limite, imposto alla nascita dalla sua stessa natura (regola divina) che lo vuole essere mortale e quindi poco incline a esprimere giudizi oltre il proprio scibile terreno? Solo Dio ha le risposte, la chiave per decifrare la grandezza del creato.

venerdì 8 febbraio 2008

Poesia: Un giorno senza luce.

Un giorno senza luce avrò i tuoi occhi,
per scoprire di esistere nel buio.
Un giorno senza luce avrò i tuoi occhi,
per amare anche il tempo che passa.
Un giorno senza luce avrò i tuoi occhi,
per sorridere al giorno in punta di piedi,
Un giorno senza luce avrò i tuoi occhi,
e lunghe ali di gabbiano per sognare,
Un giorno senza luce avrò i tuoi occhi,
e l'anima di poeta per abbracciare l'eterno.
Un giorno senza luce avrò i tuoi occhi,
e la memoria di un tramonto insieme.